Ferdinando Piccolo è un calabrese di 23 anni studente del corso di Giornalismo all’Università di Messina, scrive per il Quotidiano, e, nella sua duplice veste di calabrese che ama la sua terra e di giornalista ha scritto della ‘ndrangheta, male antico della Calabria.
AIDA crede che non ci sia un calabrese che non sappia della ‘ndrangheta, della sua organizzazione militare, dei suoi rapporti malati con i santi che erge a suoi protettori, di Polsi e delle riunioni che in questo luogo si tengono ogni anno a conferma di patti mafiosi sanciti sotto l’egida della Madonna di fronte alla cui immagine si inginocchiò persino un torello.
Tutto questo lo sa la gente e lo sa lo Stato.
Ma lui, Ferdinando Piccolo, di tutto questo ha scritto su un giornale ed ha rinverdito la memoria di chi credeva che la storia dei tre cavalieri fosse passata nella fase del dimenticatoio ed ha riportato davanti alle nostre coscienze la situazione dei connubi che hanno fatto di una terra bellissima, la nostra Calabria, una terra di violenza, di malaffare , di assenteismo dello Stato .
La ‘ndrangheta ha bisogno del silenzio delle coscienze civili per portare a termine i suoi progetti criminosi e quindi chi osa fare una breccia in questo muro va intimidito.
I silenzi dello Stato pesano sulle coscienze di chi di mafia soffre, di mafia ha visto segnare a lutto la sua casa!
SILENZIO è la strada percorsa dalla mafia.
Intimidazione e morte sono le armi usate dalla mafia per punire chi osa infrangere la regola del SILENZIO imposta dalla ndrangheta.
Ferdinando Piccolo è stato intimidito così come lo sono stato altri giornalisti che hanno scritto la verità sulla ‘ndrangheta e su quei connubi che hanno permesso alla ‘ndrangheta di lievitare assurgendo ad Antistato sempre presente sul territorio.
Ma la Calabria non è solo ‘ndrangheta, la Calabria è terra di giovani che vogliono riappropriarsi dei destini del loro futuro, è la terra di giovani onesti e coraggiosi come lo è Ferdinando Piccolo, è la terra di tutti quei giovani che insieme a lui dicono NO al malaffare ed a ogni connubio mafia-stato-politica.
Non dimentichiamo che il partner più importante della mafia è lo Stato perché è con lui, con lo Stato, che la mafia fa i suoi affari importanti infatti la forza della ‘grangheta nasce dalla sua economia, parallela e sotterranea al modello di economia statale.
“…….Con un utile annuo pari a 90 miliardi di euro, una cifra equivalente a cinque manovre finanziarie o, se si preferisce, alla somma di otto “tesoretti”, l'”azienda mafiosa” si classifica al primo posto nella classifica dell’imprenditoria italiana. Un primato difficile da spodestare, dato che il giro d’affari che ruota intorno a sfruttamento della prostituzione, traffico di droga e armi, estorsione, rapine e usura non sembra conoscere crisi………..”Uno degli elementi che colpisce maggiormente – sottolinea il documento – è l’espansione della cosiddetta “collusione partecipata”, un fenomeno che investe il gotha della grande impresa italiana, soprattutto quella impegnata nei grandi lavori pubblici. Gli imprenditori preferiscono venire a patti con la mafia piuttosto che denunciare i ricatti”.
AIDA è accanto a Ferdinando Piccolo nella lotta alla ‘ndrangheta.